Khalifah Sahar - 1986 - La svergognata by Khalifah Sahar

autore:Khalifah Sahar [Khalifah Sahar]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: Literary Collections, Middle Eastern
ISBN: 9788809755307
editore: Giunti
pubblicato: 2010-09-16T22:00:00+00:00

A tavola, crollai. Gli dissi: 'Sento la mancanza di mia madre, la mancanza della mia famiglia, della gente. Sento la nostalgia persino degli ebrei. Lasciami tornare a fare una visita. A vederli. Sento che morirò prima di poterli vedere' .

Osservava le mie lacrime, masticando. Poi sorrise: 'Morire? Tu, morire? Tu sei più forte di me e della morte'. Si prese gioco delle mie lacrime, sommergendomi con un diluvio di ironia e di cattiverie. Le mie lacrime lo rendevano felice. Gli davano una sensazione di forza e di virilità. Gli ricordavano che ero ancora la più debole, mentre in genere lui aveva l'impressione che fossi la più forte, nonostante la mia completa dipendenza da lui, nonostante la mia debolezza. Malgrado avessi bisogno di ogni boccone che mangiavo per sua generosità. Nonostante la mia sterilità e il fatto che non avessi figli. I figli, la garanzia della continuità della stirpe. Nonostante la mia povertà assodata, dopo la storia dell'eredità e dei miei prodi fratelli. Nonostante la mia impossibilità di lasciare un paese musulmano senza il permesso di chi di me era legalmente responsabile. Nonostante la mia ignoranza delle procedure di viaggio, di come ottenere un visto di uscita e di ingresso, di come avere un biglietto, di come cambiare la moneta. Nonostante i brividi che mi prendevano quando un poliziotto mi rivolgeva la parola. Malgrado tutto questo ero la più forte. Di questo lui aveva una sensazione netta, precisa. Così, come fin dall'inizio, l'aveva avuta la mia famiglia. Ero la più forte perché avevo la fama di esserlo. Ero un uccello selvatico. Per questo mi si dovevano tagliare le ali .

Piansi, supplicai, singhiozzando a piena voce. Si ricordò del fatto che ero la più debole, in posizione di inferiorità. Si sentì superiore. Poi, quando alla fine cessò di gongolarsi fece una promessa: 'Partiremo, ma a una condizione'. Ero disposta ad accettare qualsiasi condizione, pur di ritornare, di gettarmi sul suolo del mio paese, di proclamare che ne ero una parte, che da lì provenivo. Pur di annusare l'odore del fango e di affondare il volto nel grembo delle colline. Sognai che il mio paese era mia madre e che mia madre era il mio paese. Che le mie ferite erano quelle del mio paese. Lo vedevo a modo mio. Come del resto lui mi aveva visto a modo suo. Ricoprivo di un velo tutti i colpi che avevo ricevuto. Non rinnegavo più i diritti di mia madre su di me. Ero una bambina e lei era mia madre. Eravamo ambedue fatte di carne e di ossa: Dissi: 'Ho nostalgia di mia madre, di tutto ciò che la riguarda. Gli schiaffi che mi dà sono come un bacio. La sua mano sulla mia testa è un balsamo di misericordia, per la mia sensibilità e la mia tristezza' .

Dal profondo gridai: 'Misericordia, madre mia, misericordia' .

Sentii un grido: 'Basta, d'accordo. Ho detto che partiremo. Ma a una condizione'. La sua condizione era che se io andavo al mio paese, lui avrebbe fatto un viaggio in Europa.

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